MORELIA VIRIDIS - Guida all'allevamento del pitone arboricolo verde


 

Autore: Stefano Alcini

Editore: Edizioni Wild, Milano 2005 

 http://www.pubblicazioni.vasnet.it/

La prima pubblicazione in lingua Italiana su quello che, a ragione, viene considerato per antonomasia il serpente più prestigioso e ricercato da allevatori e collezionisti di tutto il mondo: la Morelia (Chondropython) viridis. 
 

La prima pubblicazione in lingua Italiana su quello che, a ragione, viene considerato per antonomasia il serpente più prestigioso e ricercato da allevatori e collezionisti di tutto il mondo: la Morelia (Chondropython) viridis. 
 

Quest’agile guida si rivolge a quanti cerchino informazioni e suggerimenti utili ad allevare con successo tale specie costituendo, inoltre, un compendio critico della bibliografia internazionale dal taglio prettamente naturalistico. 

Impareremo quindi a riconoscere le diverse varietà e provenienze geografiche, in cosa consiste la controversia tassonomica sulla specie, e risponderemo ai numerosi interrogativi che da sempre ne alimentano la caratteristica aura di mistero.

Il testo, ricco di immagini fotografiche, ha una  consistenza di 120 pagine, rilegato in brossura. 

 

Tra le specie più note ed amate dagli erpetocultori di tutto il mondo il pitone verde non ha mai smesso di godere della lusinghiera nomea di “serpente di prestigio”. L’eleganza delle forme, l’impressionante variabilità della splendida livrea, l’attitudine spiccatamente arboricola, le dimensioni piuttosto contenute e l’aura di mistero che da sempre ne accompagnano l’allevamento e la riproduzione sono tutte caratteristiche che ben si prestano ad alimentare un costante interesse.

Scopo dichiarato del qui presente manuale è quello di offrire una panoramica specialistica nei suoi molteplici aspetti: da quelli strettamente erpetoculturali, quali le modalità di allevamento e riproduzione, sino a tematiche più attinenti un ambito erpetologico come l’interessante disamina sulla classificazione o i processi di speciazione che hanno decretato una marcata variabilità intraspecifica ed il relativo riconoscimento di tipologie fenotipiche.

Più nel dettaglio il volume si apre offrendo al lettore alcuni accenni sull’identità scientifica del nostro: una revisione dell’ attuale nomenclatura e diverse suggestioni d’ordine tassonomico.

Tra i diversi temi dibattuti viene trattato il contenzioso circa i criteri di legittimazione/invalidazione del genere Chondropython vs. il genere Morelia, la proposta di riconoscere per le popolazioni Australiane lo status di sottospecie (Chondropython viridis shireenae), o addirittura una loro elevazione a specie a sé stante (Chondropython covacevichae).

Da un punto di vista morfologico, dei cromatismi di base e pattern l’ampia casistica offerta dal mercato viene sinteticamente schematizzata descrivendo quattro categorie esemplificative: designer-chondro, generic-chondro, locality-specific chondro e locality-type chondro.

Ampiamente sviscerato il tema dei locality-data con la descrizione di oltre una decina di località geografiche nei loro tratti fenotipici più peculiari e distintivi (ciascuna documentata a livello fotografico sia in fase giovanile che adulta e spesso di transizione). Impareremo ad esempio cosa distingue in seno al southern-type gli animali di provenienza Aru dai Merauke, e questi dai rarissimi esemplari d’origine Australiana. In proposito segnalo anche alcuni riferimenti assolutamente attuali a popolazioni poco note quali gli highland-types (i.e. Wamena, Lereh, Timika) o di recentissima diffusione (i.e. Kafiau). Parimenti illustrate e descritte a livello storico e di aneddotica le principali linee di sangue designer (i.e. Gläser, Wameniaks, Snowflakes…) e i morph più quotati (i.e. Blue, Albino, Lemon tree…), indistintamente corredati di dati assolutamente aggiornati.

Nella sezione relativa l’allevamento vengono sviscerati i molti miti che vogliono relegare la specie – vedremo non sempre legittimamente – nella nicchia dei rettili considerati particolarmente difficili da detenere in cattività. Troveremo così descritti e valutati i pro ed i contro delle soluzioni logistiche più diffuse, le caratteristiche del terrario in fatto di materiali, dimensioni, disposizione ed arredamenti, la creazione ed il mantenimento dei parametri ambientali più opportuni per un corretto allevamento a lungo termine del nostro.

Innegabile testimonianza del successo con il quale saremo riusciti ad allevare correttamente i nostri pitoni verdi sarà la completezza del loro ciclo biologico, riproducendoli. Ecco dunque delineato l’intero iter: dal sessaggio degli esemplari alle condizioni antecedenti la brumazione, dalla gestione della femmina incinta fino alle attenzioni che porremo nell’incubare e quindi dischiudere le uova.

Considerata la particolare delicatezza dei pitoni verdi durante la fase giovanile vengono fornite alcune utili indicazioni aggiuntive, specificamente dedicate alla cura e all’allevamento dei cuccioli.

Il volume si conclude con una breve presentazione di alcuni disturbi che, per la particolare occorrenza con la quale si rinvengono in cattività, è opportuno conoscere per prevenire (kinking tail o dislocazione delle vertebre) o porre eventuale rimedio (prolasso intestinale).

Il testo è ovviamente corredato da un glossario/dizionario dal momento che si è preferito non snaturare alcuni concetti “necessariamente” scientifici o una terminologia “per forza di cose” anglofona.

Ultima caratteristica che infine rende il libro particolarmente appetibile sono le foto che portano la firma totalmente disinteressata di gente come Dave Barker, Damon Salceies, Freek Nuyt, Trooper Walsh (!), Guido Westhoff, Helmut Sommerauer, Marc van Eijnsbergen, Paul Harris e tanti altri.

 

Stefano Alcini

 

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